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Marc Augé

Ci ha lasciati ieri l’etnologo, scrittore e filosofo francese Marc Augé, uno dei maggiori e più influenti antropologi a livello internazionale, era nato a Poitiers il 2 settembre 1935.

Noto per le sue ricerche in Africa occidentale, è passato poi ad occuparsi di un’antropologia dei mondi contemporanei e della dimensione globale e cosmopolita che accomuna i popoli coloniali e l’Occidente. Già directeur d’études presso L’École des hautes études di Parigi, è tra i pensatori più significativi dell’antropologia contemporanea. Tra le sue elaborazioni concettuali più felici vi è la teoria dei “non-luoghi” come spazi estranianti e deculturalizzati che giacciono concettualmente all’estremo opposto del “luogo antropologico.

Marc Augé definisce i nonluoghi come tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici. I nonluoghi sono prodotti della società della surmodernità (neologismo coniato dallo stesso Augé, dal francese surmodernité), incapace di integrare in sé i luoghi storici confinandoli e banalizzandoli in posizioni limitate e circoscritte.

Contemporaneità e identità

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