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La pigrizia del committente

Ci è capitato di sentir parlare della pigrizia della committenza.
Ci ha subito incuriosito questo aspetto di chi gestisce grandi progetti e ci ha fatto riflettere su quanto si sia progettisti e quanto garanti di obiettivi.

La pigrizia della committenza risiederebbe nella scelta di quelle realtà professionali che, in maniera consolidata, si occupano di determinate materie o ambiti e che forniscono quindi la garanzia di padroneggiare le questioni specifiche di una progettazione.
Nascono e crescono quindi delle realtà “monotematiche che si occupano nello specifico di un’unica tipologia costrittiva o strutture “settorializzate che gestiscono alla perfezione un proprio ambito.

C’è sempre spazio per tutti e per tutte le visioni alternative. Nasce però un rischio che non possiamo ignorare: l’uniformazione.

Produrre sempre lo stesso oggetto (stiamo ovviamente semplificando), sia pur di elevati valore, complessità e articolazione, conduce alla ripetizione.

Spesso abbiamo la sensazione sfogliando le riviste, frequentando le presentazioni, navigando sulle webzines tematiche, che molte realizzazioni derivino da un unico progetto, declinato in varie textures. Questa sarebbe la soluzione contemporanea (e alquanto casereccia) del dilemma sul rapporto forma/funzione nella quale la funzione risiederebbe nell’oggetto e la forma nel rivestimento?

Noi preferiamo spaziare, sfidarci, ragionare sulle cose e provare a far sconfinare i ragionamenti; è interessante giungere ad una conclusione efficace e provare a traslarla d’ambito!
Architettura non è l’esaltazione della stravaganza, non è la ricerca del grazioso ma l’applicazione del pensiero allo spazio-vissuto.

Nell’immagine: modi alternativi per guardare oltre

E’ complicato? Sì, moltissimo! 😉

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